cerca tra le foto
di tutte le collezioni,
per temi, luoghi,
famiglie ed anni
in questa foto
progetto promosso dalla Presidenza della Regione Lazio
www.regione.lazio.it
a cura di
Fondazione Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico
Museo Centrale del Risorgimento di Roma
media partner
regesta.exe

famiglie laziali

rieti e provincia

collezione di Serena Cavezza storia della famigliastoria della famiglia

Già in tempi remoti la famiglia Cavezza era molto numerosa e diffus, in particolare a partire dal mio bisnonno paterno Luigi Cavezza chiamato anche scherzosamente da amici e parenti "zampittu". Questo soprannome si tramanderà poi tra i membri della mia famiglia anche negli anni successivi. Padre di ben 18 figli, dei quali 10 vivi e 8 nati morti avuti con la moglie Virginia Petrocchi, si distinse tra gli abitanti del suo paese natale, Scai, per la sua tenacia, serietà, coraggio e soprattutto forza d'animo. Era un abile commerciante di bestiame: possedeva infatti molti capi di ogni genere, poiché aveva una macelleria. Tipo eccentrico, il mio bisnonno, amava vestirsi in modo "trasandato", ma era di animo nobile e generoso. Dalla fisionomia inconfondibile, era solito portare i baffi, di cui era molto orgoglioso e soprattutto geloso, molto lunghi; morì a 82 anni di una semplice polmonite. I miei parenti mi raccontano, spesso e volentieri, che il mio bisnonno era un padre severo e geloso nei confronti delle figlie femmine; era invece gentile e affettuoso, come dimostrò il colpo di fucile sparato in aria il giorno della nascita del primo nipote maschio per commemorare il lieto evento (l'inizio di una lunga serie!!) purtroppo molti dei suoi figli sono morti giovani, tra questi anche mio nonno. La tradizione volle che quest'ultimo riprendesse lo stesso nome del padre, (infatti fu chiamato Luigi Filippo Cavezza, in arte "Gino") forse fu un caso, ma ne riprese anche il carattere. Da giovane andò a lavorare in una trattoria a Roma, ma il clima della città lo costrinse a ritornare a Scai, dove continuò a gestire la macelleria, che per tradizione è attiva ancora oggi. Mio nonno morì giovane e 57 ann, per cui nessuno dei nipori l'ha conosciuto incontrò la donna della sua vita che si chiamava Fiorinda Lucia Patriarca, a Teramo.
Mia nonna apparteneva ad una famiglia nient'affatto "inferiore" a quella citata precedentemente.
Infatti il mio bisnonno materno, Serafino, accettò di buon grado, dopo anni di "corteggiamento" il matrimonio tra i due.
Vennero ad abitare a Scai, dove misero su famiglia e ebbero tre figli: Alvaro, Giancarlo e Massimo. Il matrimonio tra i due era molto equilibrato: mio nonno era abbastanza calmo e paziente, a differenza di mia nonna che aveva insegnato ai suoi figli l'educazione, il rispetto e soprattutto i valori tradizionali della famiglia (anche a suon di scapaccioni). Apprezzata da tutti per la sua generosità, divenne un punto di riferimento per il paese e molte sue compaesane si recavano da lei per aiuti e consigli. Perciò la sua morte, avvenuta troppo precocemente,m sconvolse la vita dei suoi figli e di noi nipoti che ancora oggi ricordiamo lei e i suoi insegnamenti con amore, come si sa in, in fin dei conti a volte si dovrebbe ritornare ai vecchi tempi in cui si credeva nell'importanza di una famiglia salda e unita, in cui tutto ciò che contava era l'amore per il coniuge e per i propri figli. Non ho informazioni necessarie per poter descrivere la famiglia di mia madre, perché per varie ragioni non sono in stretto contatto con i parenti di questo "ramo", quello che posso dire in queste poche righe è che anche da parte materna la "dinastia" è numerosa, ma non così semplice e umile come quella di mio padre.
Dal matrimonio dei miei genitori siamo nate io (ovviamente!!) e mia sorella con la quale non ho un ottimo rapporto soprattutto per la nostra diversa "concezione" di vita: nonostante tutto ci vogliamo bene e ci aiutiamo a vicenda. I miei parenti dicono che pur avento un carattere estroverso e assai vivace ( mi considerano infatti una persona che ha sempre la risposta pronta in ogni occasione) con un semplice sorriso faccio a volte dimenticare i dolori più grandi e rendo grandi le gioie anche più piccole riempiendo scherzosamente gli animi di semplicità e serenità. Non sarà un caso che mi chiamo Serena!! A parte tutto, spero anche io un giorno di poter mettere su famiglia e di riuscire a trasmettere quei valori tramandatu dalla tradizione nei quali credo; valori che. forse ritenuti da alcuni "antichi", conservano ancora oggi il fascino della purezza e dell'originalità di un tempo.
Serena Cavezza
          
Ricordo di scuola di Alvaro e Pietro Cavezza
martedì, 23 giugno 1964Ricordo di scuola di Alvaro e Pietro Cavezza

Da sinistra: Anna Valentini, Giuseppina Spagnoli, Mario Pagani, Alvaro e Pietro Cavezza. I bambini, con grembiule blu, bavero bianco e fiocco azzurro, posano nel giardino della scuola assieme al maestro, al centro e in completo nero, camicia bianca e cravatta nera, nel giorno degli esami di quinta elementare

le altre foto della collezione di Serena Cavezza

  • 1955 ca. Compleanno di Giancarlo Cavezza
  • 1960 ca. Gianfranco, Maria e Virginia Cavezza nel giardino di casa
  • 1960 ca. Ritratto della piccola Lucia Angelini
  • 1960 ca. Ritratto
  • martedì, 23 giu. 1964 Ricordo di scuola di Alvaro e Pietro Cavezza
  • domenica, 2 lug. 1967 Prima Comunione di Gianna Claradonna