Scrivete i vostri costumi e di vostri ricordi,
se volete la vostra storia
MACHIAVELLI
Una volta i piccoli ed i giovani cercavano la compagnia degli anziani e si stringevano intorno a loro ad ascoltare favole e racconti. Tutti gli anziani, senza distinzione di classe e di cultura, conoscevano e raccontavano volentieri le storie della loro vita e della loro famiglia. Se le tramandavano di padre in figlio e per questo non era neppure necessario saper leggere o scrivere. Non capita spesso ad un ragazzo della mia età essere interlocutore di quella che è la storia della propria famiglia. Nonostante sembri un'impresa ardua raccontare di quanti ci abbiano preceduto e tuttora ci circondano, è un onore per me essere colui che ripercorre la propria storia e riscopre il valore delle proprie radici. Quella della mia famiglia è, sicuramente, una storia comune a tante altra di questo secolo cioè, composta da persone semplici e di profonda integrità morale sempre prodighi verso chi era bisognoso in relazione a quello che era il proprio contesto sociale e a quello che era il rispetto da parte di ognuno di loro dei costumi e delle tradizioni alle quali erano legati da secoli. Nonostante la maggioranza dei miei avi fosse composta principalmente da persone benestanti, ci tengo a sottolineare che ognuno di loro proveniva principalmente da quelle che erano le fazioni principali di un piccolo paese di provincia com'era allora Gatea, cioè da contadini e pescatori. Appunto per questo disponevano in abbondanza di ogni genere nel loro ambito e provvedevano anche per quanti avessero comunque bisogno del loro aiuto. Mia nonna infatti tiene sempre a sottolineare che per i piccoli pescatori l'inverno era sinonimo di grande miseria in quanto dal momento che erano impossibilitati al lavoro e tiravano a terra le loro barche, non disponevano dei mezzi necessari per vivere. La solidarietà a questo punto diveniva l'unica forma di aiuto per quanti dunque lottavano di giorno in giorno. La mia bisnonna Rosalia, ricordata da tutti per la sua incolmabile bontà, secondo le memorie di uomini e donne del suo rione, oltre che della mia famiglia, era sempre pronta ad aiutare chiunque si presentasse alla sua porta e le chiedeva aiuto. Si dice infatti che lei non mandasse mai nessuno indietro senza che prima avesse donato loro qualcosa (seppur un fazzoletto pieno di fichi secchi) anche quando lei stessa non disponeva di grandi cose. La disponibilità e l'amore per il prossimo sono degli insegnamenti di un padre (come il trisnonno Antonio) che, all'età di soli 24 anni, divenuto vedovo, si fece carico di allevare ed educare due figli dovenuti orfani di madre mentre erano ancora in fasce. Un aneddoto, unico testimone della sua integrità, si riallaccia al fatto che si sia fatto carico di una vedova e dei suoi 4 figli mandando ogni sera segretamente, in piena notte, la nonna Rosalia a portarle un cesto pieno di cibo.
Con loro tengo anche a citare il mio trisavolo materno, Vincenzo Albano, padrone di uno dei più grandi e più begli orti della mia città (noto a tutti come "l'orto di Lisetta" cioè la moglie di suo figlio Cosmo) e quale uomo di grande solidarietà, si caricò di molti oneri concerni il pagamento del biglietto per emigrare nelle Americhe di molte famiglie del suo quartiere. Di lui oggi, oltre che una sua foto e delle sue memorie, ci rimane una porzione di quello splendido orto ora proprietà della mia famiglia da circa 180 anni e le sue iniziali scolpite sulle arcate di svariati palazzi nel borgo di Gaeta.
Oltre alla premura verso i più bisognosi e l'amore per la propria famiglia, tengo molto anche sottolineare la dedizione da parte di ognuno di loro per il lavoro e molto spesso anche il rifiuto di quelle che erano le consuetudini e l'obbligo in materia di scelte dovute all'arretratezza di quel tempo. I sacrifici come quelli compiuti dal mio nonno paterno nel lasciare il nostro paese alla volta del Venezuela e dei suoi fratelli per garantire alle loro famiglie un avvenire è per me un emblema che li ricopre di onore. Il coraggio della mia trisavola paterna Maria Miele (nota a tutti come Mariuccia) fa di lei un personaggio molto inusuale ed ed emergente dal momento in cui che ebbe il coraggio di ribellarsi a quelli che erano i suoi onori di nobildonna e a quelli impartitigli dai suoi genitori. Lei infatti non si sottopose alle decisioni di sposare un uomo del suo rango, ma preferì sposarsi con un semplice contadino qual era il trisnonno Michele, del quale però era innamorata.
Non basterebbe una vita per raccontare quanto davvero ci sia da dire sulla propria famiglia e quelli che sono i ricordi ad essa legata. So soltanto che sarò un buon interlocutore di quanto mi è stato raccontato perché cosa sarebbe ognuno di noi senza ricordi?!!!!!
Daniele Fidaleo