Sono il sunto di una storia che è partita da lontano, che ha attraversato la pianura padana, valicato gli Appennini, percorso le foreste casentinesi, lambito le pianure di Maremma per giungere in terra Pontina.
Dall'imponente Paolino Pedrazzi, famoso oste delle montagne del reggiano, il cui padre Luca, contabbandiere di sale, cadde ucciso sotto le baionette dei sodati del Granducato di Modena e Reggio, alla dolce Virginia Santini, madre di ben 11 figli.
Da qui nasce la storia di mio nonno Mario che, giovanotto di belle speranze, appena dopo la Seconda guerra mondiale, lasciando al paesello montano il papà Angelo e la mamma Maria, scese verso il sud toccando la Sicilia per tornare lentamente verso il nord del paese, fermandosi in terra pontina, in questo suo peregrinare accompagnato dalla bella Giuliana che aveva lasciato nei pascoli casentinesi il babbo pastore Pietro e la madre Vannina.
La terra pontina, una terra di immigrati, "ove ogni lingua favellar s'udia", la terra dove dopo aver lungamente girato l'Italia, lavorando nei più importanti caseifici giunse e piantò le tende un altro "ragazzotto" proveniente dal mantovano, mio nonno Arrigo Castellani (figura misteriosa nel mio albero genealogico), scortato dalla bresciana Tonoli Milena. Parliamo di mia nonna, una ragazza orfana di padre, che aveva lasciato la propria madre Angela fra il granturco e le zanzare della bassa padana, per venire a stabilirsi tra le zanzare e le barbabietole della pianura pontina.
Era inevitabile così, che i due rampolli di cotanto girovagare, mio padre e mia madre, si incontrassero e decidessero di mettere su famiglia e da questa unione nascessero mio fratello e la relatrice di questa pagina, io. Sicuramente questa ricerca è servita a ripercorrere una storia della mia famiglia, a farmi scovare nomi ed episodi a me inediti e soprattutto delle fotografie assai curiose. Personaggi dai vestiti strani e buffi, atteggiamenti inconcepibili per il nostro tempo, località ormai scomparse... Il fotografo per antonomasia della famiglia è sempre stato Walter, zio di mio papà, dipendente Rai (fino ai primordi dell'azienda) ed autore di pregevoli filmati siamper lavoro che per diletto ed è da lui che anche mio papà è stato contagiato dalla passione della fotografia utilizzando, quando erano più giovani, quella santa donna di mia madre come modella dei suoi scatti. Una passione che aveva trasformato la casa di mio nonno in una camera oscura, con fotografie sviluppate appese in ogni dove.
Oggi invece, convertito alla modernità, si è dato al più tranquillo e meno invadente digitale, attaccand al chiodo (solo per un momento dice lui) le sue Nikon e le sue Canon.
Silvia Pedrazzi